La libera informazione sulla rete e i suoi limiti

Internet sembra (e, in parte, è) nato apposta per dare libera voce a chiunque navighi tra le sue pagine: il diritto di libera espressione è un elemento integrante del patto non scritto che sta alla base del suo successo. Eppure, a ben guardare, questa libertà sta incontrando limiti crescenti.

Esempio 1: TOR, Wikileaks e il mito della informazione senza reticenze

Che fine ha fatto Julian Assange? Beh, come tutti sanno, è di fatto confinato all’Ambasciata dell’Equador a Londra e il suo futuro rimane incerto.[1] Ma ancora più incerto appare il futuro del ‘suo’ Wikileaks, il sito che, grazie a protocolli quali TOR[2], ha svelato milioni di file riservati tutelando l’anonimato delle fonti e che promette di continuare a farlo. Questa protezione è stata determinante per convincere molte gole profonde a rendere disponibili i propri segreti attraverso Wikileaks. Col passare del tempo il sistema ha però rivelato più di una falla: di fatto, nemmeno lo stesso sito di Assange può escludere che perfino l’anonimità delle fonti sia a rischio di essere svelata, pur con notevoli difficoltà.[3] Inoltre, anche ammettendo che la fonte resti anonima bisogna tenere presente che, come suggeriva già nel 2007 Bruce Schneier in un interessante articolo pubblicato su Wired, anonimato non vuol dire privacy: proprio come avviene in una riunione di alcolisti anonimi, l’identità dei partecipanti è ignota ma i contenuti delle conversazioni, del tutto pubblici, lasciano ben poco spazio alla privacy.[4]

É facile immaginare come queste condizioni trattengano molti possibili collaboratori di Wikileaks dal diffondere informazioni ‘sensibili’, soprattutto dopo che, nel 2010, all’indomani della pubblicazione degli ormai celebri dispacci diplomatici, il U.S. Justice Department cominciò una indagine criminale verso WikiLeaks e Assange.[5]  Ciò getta una seria ipoteca sulla possibilità che il sito e le sue numerose filiazioni possano assolvere la missione di fornire al pubblico un modo innovativo, sicuro e anonimo per trasferire informazioni dalle fonti ai nostri giornalisti.[6]

Esempio 2: Diritto di espressione e rischi di censura sulla rete

Le leggi devono porre limite alla possibilità di esprimere la propria opinione in piena libertà? Difficile trovare qualcuno disponibile a rispondere “sì”. Perfino nei paesi più totalitari molte persone si battono, mettendo a rischio la propria sicurezza e affrontando il carcere, per garantire questo diritto. La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e le carte fondamentali dei paesi più liberali sono molto esplicite nel proteggere la libera espressione.[7]

Almeno su questo punto sembrerebbe di essere in una botte di ferro. Eppure, oltre ad essere praticate in molti paesi del mondo, le restrizioni alla libertà di espressione, le limitazioni alla libertà di parola tendono a moltiplicarsi anche nel web.

É anche vero l’esercizio indiscriminato di queste libertà può portare a diffondere notizie allarmistiche,[8] ad alimentare l’odio[9] e perfino provocare danni a persone incapaci di difendersi[10]: comportamenti che, a giudizio di chi scrive, sono naturalmente da censurare. Per farsi un’idea di quanto il bisogno di prevenire simili pratiche sia radicato anche nella cultura degli Stati Uniti, patria di Internet, basta scorrere la lista di sentenze della Corte Suprema che stabiliscono dei limiti alla possibilità di dire qualsiasi cosa su un sito Internet.[11]

É certamente ragionevole prevenire l’accesso dei minori a materiali online che possano danneggiarli (COPA[12]; CIPA[13]) e tutelare la loro privacy (COPPA[14]). Allo stesso tempo è chiaro che queste restrizioni limitano i diritti sanciti dal I emendamento della Costituzione USA. É probabile che in questi casi di potenziale conflitto tra due diritti il legislatore abbia, con buona ragione, deciso di tutelare quello della parte più debole.

Inseguire la tutela della decenza (CDA[15]) è forse materia più sfuggevole ma probabilmente riflette le aspirazioni etiche di una componente rilevante della società americana. Del resto, qualche suggestione proibizionistica deve aver attraversato l’Atlantico e investito anche le nostre sponde, visto che l’Unione Europea ha recentemente valutato un provvedimento per l’eliminazione dei contenuti pornografici da tutti i media, compresi quelli online.[16] A quanto pare, i cittadini del Vecchio Continente non hanno gradito l’ipotesi proibizionistica che ha minacciato il lato osé della rete[17] e, alla fine, anche il Legislatore Europeo ha lasciato perdere la faccenda.[18]

Peraltro, anche l’Italia limita in alcuni casi la libertà di espressione attraverso Internet. Nel nostro paese sono stati censurati 5544 siti internet, di cui 60 con singoli provvedimenti dell’autorità giudiziaria o di organi amministrativi, 1188 dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online, 4296 dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.[19]

Scorrendo l’elenco dei domini sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria emergono parecchi siti di marchi taroccati, di venditori di farmaci generici, di annunci erotici, sistemi di phishing per carpire username e password e così via. In una parola potenziali truffe online di vario tipo. Ma saltano fuori anche motori di ricerca per torrent[20], portali di link (per il dibattito sul diritto d’autore rinvio al prossimo paragrafo) e perfino una apparentemente innocua discussione sull’età del consenso.

Insomma: approfondendo la materia ci si rende conto di quanto sia difficile tracciare un distinguo tra il diritto di libera espressione e la necessità (che solo in casi ben precisi si può definire pressante) di proteggere i deboli e gli indifesi dalla diffusione di informazioni potenzialmente in grado di provocare seri danni. Probabilmente il punto sta nel determinare chi sia a rischio: se si tratta di individui non in grado di difendersi (i minori ad esempio) siamo tutti d’accordo ma se si tratta di adulti nel pieno possesso delle loro facoltà o addirittura di organizzazioni che difendono interessi particolari, allora le cose cambiano. Basta pensare alla odiosa forma di ‘censura 2.0’ messa in pratica dalle autorità cinesi che, invece di rimuovere i contenuti dalla rete, li riscrive alterandone il senso [21] per capire come la libertà di espressione in rete sia estremamente fragile e le sue restrizioni debbano avvenire in casi di effettivo rischio per gli utenti nel quadro di un controllo tanto rigoroso quanto pubblico.

Esempio 3: Tutti i diritti dell’autore

La protezione del diritto d’autore e della proprietà intellettuale sulla rete, che sia la Corte Suprema degli USA[22]sia l’Unione Europea[23]hanno normato con appositi provvedimenti, ci porta nel cuore del conflitto di interessi che Internet ha fatto emergere con una evidenza senza precedenti.

La materia è di notevole complessità e non è certo questa la sede per affrontarne gli aspetti tecnici. É però interessante notare come, dopo l’avvento di Internet, i legislatori abbiano inteso tutelare i diritti di coloro che progettano e distribuiscono opere di ingegno più che di coloro che le fruiscono. Ancora una volta il potenziale “tutto gratis per tutti” ha spinto i produttori di articoli, libri, musica, video, software e così via a esercitare la loro influenza sui legislatori per evitare il collasso dei rispettivi mercati.

Come è facile immaginare, il pubblico non ha reagito in modo positivo alle limitazioni del copyright sulla rete. A questo proposito è interessante accennare al caso italiano.  Nel dicembre 2010 AGCOM approvò la delibera 668/2010/CONS che si proponeva di stabilire delle linee guida sulla tutela del diritto d’autore. Secondo gli estensori della delibera “La disciplina del diritto d’autore dovrebbe […] da un lato, tutelare la libertà di espressione e l’equa remunerazione dell’autore e, dall’altro, garantire il diritto alla privacy e l’accesso dei cittadini alla cultura e ad Internet”.[24] Per contro, i suoi detrattori la hanno subito ribattezzata “la censura dell’Internet italiano o la legge-bavaglio”.[25]

Queste polemiche sono il frutto della collisione tra due diritti altrettanto legittimi e, almeno nella nostra cultura, evolutasi verso riproducibilità all’infinito dell’informazione, rilevanti. Da un lato gli autori dei contenuti vogliono vedere tutelati i diritti sopra ricordati. Dall’altro gli utenti del web rivendicano il diritto di utilizzare liberamente i materiali disponibili in rete, ribadendo che il libero accesso a tali contenuti è uno dei presupposti stessi su cui Internet si fonda. Come opportunamente sottolineato dai relatori durante l’incontro promosso dalla stessa AGCOM nel dicembre 2011[26] permangono le esigenze di un bilanciamento tra questi diritti fondamentali.

Nel frattempo la guerra continua e ciascuna delle parti vince (o afferma di vincere) qualche battaglia. Da un lato la FIMI (Federazione industria musicale italiana) ha segnalato che nel 2011 in Italia la pirateria musicale è calata rispetto all’anno precedente;[27] dall’altro l’Italia sembra essere in testa alla graduatoria europea degli atti di cosiddetta pirateria.[28]

Un confronto con il mercato americano suggerisce che nel 2011 la diffusione di brani musicali negli Stati Uniti è avvenuta attraverso canali legali solo nel 35%; il 20% dei brani è transitato attraverso i sistemi peer to peer e i cyberlocker mentre oltre il 46% è avvenuto mediante lo scambio di file tra persone, con cd o da hard disk a hard disk.[29] Appare quindi evidente che la più parte del fenomeno pirateria non sia veicolato attraverso Internet e quindi è assai più difficile da tracciare e da combattere.

Internet resta il territorio di elezione per la guerra che oppone il partito del ‘tutto gratis per tutti’ a quello del ‘diritto d’autore’. In conflitto è destinato verosimilmente a durare a lungo e la composizione dei diritti tra le due parti è lungi da essere raggiunta. Ma, qualsiasi sarà l’evoluzione di questo braccio di ferro, la possibilità di pubblicare senza limitazioni in rete appare sempre più una utopia.


[2] https://www.torproject.org/ . Secondo Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Tor_(software)) “TOR è un sistema di comunicazione anonima per Internet basato sulla seconda generazione del protocollo di onion routing. Tor protegge gli utenti dall’analisi del traffico attraverso una rete di onion router (detti anche relay), gestiti da volontari, che permettono il traffico anonimo in uscita e la realizzazione di servizi anonimi nascosti”.

[3] Si veda http://wikileaks.org/About.html, par. 1.6 Anonimity of sources.

[7] L’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita che: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

L’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana afferma: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Risalendo più indietro nel tempo, il I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America stabilisce che “Il Congresso non potrà porre in essere leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione o per proibirne il libero culto, o per limitare la libertà di parola o di stampa o il diritto dei cittadini di riunirsi in forma pacifica e d’inoltrare petizioni al governo per la riparazione di ingiustizie”.Nel testo originale: “Amendment I – Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances”. Per ulteriori esempi si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Libertà_di_manifestazione_del_pensiero

[10] Nel 1998 l’ordinamento italiano ha introdotto il reato di adescamento di minore via internet, pratica nota anche come grooming. Si veda in proposito: http://www.webnews.it/2010/01/20/ladescamento-di-minori-online-e-reato/

[19] http://censura.bofh.it/ ; dati aggiornati al 17 marzo 2013

[20] File che contiene le informazioni necessarie per raggiungere e scaricare un contenuto presente sul web (e.g. un film o un brano musicale). http://en.wikipedia.org/wiki/Torrent_file

[26] Pollicino O, Bellezza M, Internet tra diritto d’autore, privacy e libertà di espressione. La presentazione può esserre scaricata da http://www.agcom.it/Default.aspx?message=visualizzadocument&DocID=8733

[29] Dati raccolti dalla NPD Digital Music Study e resi noti da Torrentfreak. http://www.downloadblog.it/

Internet seems to have (and to some extent has) been born to give voice to anyone browsing through its pages. Very few would venture to question that the right to free expression is an integral part of the unwritten agreement that lies at the origins of the Web’s success. Yet on closer inspection, this freedom appears to be increasingly limited.

Example 1: TOR, Wikileaks and the myth of information without censorship

What happened to Assange? Well, as everybody knows, he is confined within Ecuador’s Embassy in London and his future remains uncertain.[1] But even more uncertain is the future of ‘his’ Wikileaks, the website that, thanks to web protocols such as TOR[2], has revealed millions of confidential files while preserving the anonymity of sources and promises to continue doing so. This protection has been instrumental in convincing many ‘whistle-blowers’ to make their secrets available through Wikileaks.

Over time the system has proved to have more than one flaw: in fact, not even Assange’s website can exclude the possibility of sources risking the loss of their anonymity, albeit with great difficulty.[3] Moreover, even assuming that the source remains anonymous, keep in mind that, as suggested by Bruce Schneier in 2007 in an interesting article published in Wired, anonymity does not mean privacy: just like in a meeting of Alcoholics Anonymous, the identity of the participants is unknown but the content of the conversations, which are completely public, leaves little room for privacy.[4]

It is easy to imagine how these conditions dissuade many potential  collaborators of WikiLeaks from disseminating ‘sensitive’ information, especially since the U.S. Justice Department began a criminal investigation into WikiLeaks and Assange in 2010, following the publication of the now famous diplomatic cables.[5]  This represents a serious threat for the possibility that the website and its many offshoots can fulfil the mission of providing the public with “an innovative, secure and anonymous way to transfer information from the sources to our journalists”. [6]

Example 2: Right of expression and risks of censorship in the web

Should laws limit the possibility to freely express an opinion? It’s hard to find someone willing to answer “yes”. Even in the most totalitarian countries many people are fighting, risking their own safety and facing prison to ensure this right. The Declaration of Human Rights and the founding documents of the most liberal countries are very explicit in protecting free expression. [7]

At least on this point we seem to be on safe ground. Yet in addition to being practised in many countries around the world, restrictions on freedom of expression and speech tend to multiply on the Web.

It is also true the indiscriminate exercise of these freedoms can spread scare stories[8], fuel hatred[9] and even cause damage to people unable to defend themselves[10]: behaviour that, in my opinion, of course needs to be censored. To get an idea of how the need to prevent such practices is rooted in US culture, the birthplace of the Internet, just scroll down the list of Supreme Court rulings that set down limits on the ability to say anything on a website.[11]

It is certainly reasonable to prevent children’s access to online materials that may harm them (COPA[12], CIPA[13]) and protect their privacy (COPPA[14]). At the same time it is clear that these restrictions limit the rights guaranteed by the 1st Amendment to the U.S. Constitution. It is probable that in these cases of potential conflict between two rights, the legislature has, with good reason, decided to protect the weaker party.

The idea of pursuing the protection of decency (CDA[15]) is perhaps the most elusive matter but it probably reflects the ethical aspirations of a major part of American society. Moreover, some prohibitionist suggestion must have crossed the Atlantic and also reached our shores, since the European Union recently considered a measure to eliminate pornography from all media, including the Web. [16] Apparently, the citizens of the Old World did not like the prohibitionist idea which threatened the risqué side of the web[17] and, in the end, European legislators dropped the matter. [18]

Moreover, even Italy limits in some cases freedom of expression through the Internet. A total of 5,544 sites were censored in the country, 60 of which were addressed with individual measures from judicial or administrative bodies, 1,188 by the National Centre for the Fight against Online Child Pornography and 4,296 by the Customs Agency and Monopoly. [19]

Scrolling through the list of domains subjected to measures from judicial authorities, several sites of fake brands emerge, as well as sellers of generic drugs, erotic ads, phishing systems to collect usernames and passwords, and so on. In brief: potential online predators of various kinds. But there are also torrent search engines[20], link-collecting portals (for the debate on copyright see the next section) and even a seemingly innocuous question about the age of consent. In short, a closer look at the matter makes you realise how difficult it is to draw a distinction between the right to freedom of expression and the need (which only in very specific cases can be defined as urgent) to protect the weak and defenceless by the dissemination of information potentially capable of causing serious harm. Perhaps the point is to determine who is at risk. Talking about individuals who are unable to defend themselves (children for example) we all agree on the need to protect them, but if they are adults in full possession of their faculties or even organisations that defend special interests, then things are different. Just think of the hideous form of ‘censorship 2.0’ practised by the Chinese authorities who, instead of removing the content from the network, rewrite the text altering their meaning[21] to understand how freedom of expression on the net is extremely fragile and its restrictions must be limited to cases of actual risk for users under a strict and public control.

Example 3: Copyrights

The protection of copyright and intellectual property on the net, which is regulated with appropriate provisions by both the Supreme Court of the United States[22] and by the European Union[23], takes us into the heart of the conflict of interest that the Internet has created, with unprecedented levels of evidence.

The subject is of considerable complexity, and this is certainly not the place to deal with its technical aspects. It is however interesting to note that, since the advent of the Internet, lawmakers have sought to protect the rights of those who design and deploy intellectual property more than the rights of those who benefit from it. Once again, the potential “everything free for all” has led producers of articles, books, music, videos, software, etc. to exert their influence on legislators to prevent the collapse of their markets.

As you can imagine, public opinion did not welcome the limitations of copyright on the web. In this regard it is interesting to mention the situation in Italy. In December 2010, AGCOM[24] approved the resolution 668/2010/CONS, which aimed to establish guidelines on the protection of copyright. According to the drafters of the resolution “The discipline of copyright should […] on the one hand, protect the freedom of expression and the equitable remuneration of the author and on the other, guarantee the right to privacy and access to culture and the Internet“.[25]  Conversely, their critics immediately dubbed them the “censors of the Internet or the Italian law-gag.” [26]

This controversy is the result of the collision between two equally legitimate and (at least in our culture, which has evolved towards the infinite reproducibility of information) important rights. On one hand, the authors want to protect the abovementioned rights. On the other, web users claim the right to freely use materials available on the web, insisting that free access to this content is one of the premises of the Internet. As rightly pointed out by the speakers during the AGCOM meeting in December 2011[27], there is an evident need for a balance between these fundamental rights. Meanwhile, the war continues and each party wins (or claims to win) a few battles. The FIMI (Italian Music Industry Federation) reported that in 2011 in Italy music piracy decreased on the previous year; [28] at the same time, Italy seems to be at the top of the European ranking of so-called piracy. [29]

A comparison with the U.S. market suggests that in 2011 the spread of music in the United States occurred through legal channels in only 35% of cases, and 20% of the songs passed through peer-to-peer and cyberlocker systems, while more than 46% occurred through the exchange of files between people via CD or hard disk to hard disk. [30] It is therefore evident that most piracy does not occur via the Internet and is therefore much more difficult to trace and fight.

Internet still remains the chosen battleground for the war between the ‘everything free for all’ party and that supporting the copyright. The conflict is likely to last for a long time and a balance of the rights between the two parties is far from being reached. But, whatever the outcome of this confrontation, the ability to publish without restrictions on the network appears to be more and more a utopia.


[2] https://www.torproject.org/ . According to Wikipedia (file://localhost/(http/::en.wikipedia.org:wiki:Tor_(anonymity_network)) “is a system intended to enable online anonymity. Tor client software directs internet traffic through a worldwide volunteer network of servers to conceal a user’s location or usage from anyone conducting network surveillance or traffic analysis. Using Tor makes it more difficult to trace Internet activity, including “visits to Web sites, online posts, instant messages and other communication forms”, back to the user and is intended to protect users’ personal privacy, freedom, and ability to conduct confidential business by keeping their internet activities from being monitored.”.

[3] See http://wikileaks.org/About.html, par. 1.6 Anonymity of sources.

[7] Article 19 of the Universal Declaration of Human Rights states that: “Everyone has the right to freedom of opinion and expression; this right includes freedom to hold opinions without interference and to seek, receive and impart information and ideas through any media and regardless of frontiers.”.

Article 21 of the Constitution of the Italian Republic states that: “Anyone has the right to freely express their thoughts in speech, writing, or any other form of communication.”.

Going further back in time, Amendment I of the Constitution of the United States of America states that “Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances”. See also http://en.wikipedia.org/wiki/Freedom_of_speech and http://www.freedomhouse.org/issues/freedom-expression .

[10] In 1998 the Italian legal system introduced the crime of solicitation of a minor via the Internet, a practice known as grooming. In this regard see: http://www.webnews.it/2010/01/20/ladescamento-di-minori-online-e-reato/

[19] http://censura.bofh.it/ ; last update March 17th, 2013

[20] File that contains metadata about files and folders to be distributed, and usually also a list of the network locations of trackers, which are computers that help participants in the system find each other and form efficient distribution groups called swarms.[1] A torrent file does not contain the content to be distributed; it only contains information about those files, such as their names, sizes, folder structure, and cryptographic hash values for verifying file integrity.). http://en.wikipedia.org/wiki/Torrent_file

[24] The Italian Authority for Communications

[27] Pollicino O, Bellezza M, Internet tra diritto d’autore, privacy e libertà di espressione. The slide set can be downloaded from http://www.agcom.it/Default.aspx?message=visualizzadocument&DocID=8733

[30] Data collected by NPD Digital Music Study and published by Torrentfreak. http://www.downloadblog.it/